Dall'anno 540 dell'Era Cristiana e ,per tre anni di seguito si ebbero nell'Alta Italia delle stagioni pessime e piene di strani fenomeni meteorici, terribile siccità distrusse tutti i raccolti, per tutte tre le annate gli inverni furono eccessivamente freddi. Il sole appariva pallido ed oscuro e nel pomeriggio i corpi davano appena ombra. La luna e le stelle comparivano appannate, ed il cielo era sempre nebbioso, ed il freddo già iniziato in agosto s'intensificò in autunno togliendo anche la vendemmia. Il territorio di Padova, eminentemente agricolo, rimase immerso nella più squallida miseria, ed una fame crudele fece morire di inedia buona parte della popolazione. Dicesi che qualche madre arrivasse perfino a mangiare i propri figli, e che altri uccidessero i forestieri per cibarsi di carne umana. Cessato lo strano fenomeno, durarono assai fatica i pochi rimasti a far rifruttare la terra. Nel medesimo secolo, nell'anno 589 in ottobre, cadde durante tutto il mese una pioggia così abbondante, con lampi e tuoni, che unita alle acque prodotte dallo scioglimento delle nevi sulle Alpi, fece gonfiare tutti i fiumi, i più piccoli divennero formidabili torrenti, in modo che rotti gli argini allagarono tutte le nostre pianure, le abitazioni dei contadini ed anche i palazzi di campagna dei signori furono portati via dalla corrente. L'Adige salì a Verona fino alle finestre della chiesa di San Zenone, e cangiò il suo letto e non passò più presso Montagnana ed Este, ma bensì per il basso padovano e per molti secoli dilagò senza ripari per le campagne padovane riducendole a paludi. Anche il Brenta cangiò il suo corso fin quell'epoca, producendo prima gravi danni alla nostra città, perché il suo primitivo letto pare fosse presso a poco dove ora è la linea ferroviaria e la stazione di Padova. Nell'anno seguente 590 si ebbe invece una tale siccità che non cadde pioggia da gennaio a settembre.
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